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Una volta i CEO più celebri avevano dei soprannomi che facevano virtù dei fusibili corti e della brutalità. “Chainsaw Al” e “Neutron Jack” sembravano più lottatori che uomini in giacca e cravatta. Oggi quel tipo di soprannome sarebbe stridente. L’inclusione e l’empatia sono ciò che conta: pensate a “Tim in ascolto” e “Satya simpatico”. Ma solo perché gli amministratori delegati sembrano più normali non significa che lo siano davvero.

Le esigenze del lavoro richiedono una serie di caratteristiche sempre diverse.

Per certi versi il percorso verso la cima della piramide aziendale non è cambiato. Richiede alle persone di competere tra loro per un lungo periodo. Richiede prove di successo finanziario e operativo. Usa la prospettiva del denaro – molto denaro – come leva per incentivare le persone ambiziose. E seleziona i tratti familiari: duro lavoro, impazienza, fiducia in se stessi ed estroversione. Se preferisci stare a casa e guardare “The Great British Bake Off” piuttosto che bere e cenare con i clienti, il ruolo non fa per te.

Un recente studio di Steve Kaplan dell’Università di Chicago e Morten Sorensen della Tuck School of Business esamina le valutazioni condotte da ghsmart, una società di consulenza, su più di 2.600 candidati per diverse posizioni di leadership. I candidati a posti da CEO emergono come un tipo riconoscibile. In una serie di caratteristiche hanno in media valutazioni più estreme: brillano in quella che gli accademici chiamano “abilità generale”. Si differenziano dagli altri dirigenti anche nei particolari.

La Differenza

Mentre gli aspiranti direttori finanziari sono più analitici e si concentrano sui dettagli, gli aspiranti CEO hanno un punteggio più alto in carisma, nel fare le cose e nel pensiero strategico. Questi tratti sembrano anche essere predittivi. Seguendo le successive carriere dei candidati, gli accademici hanno scoperto che le persone che si stavano candidando per una posizione diversa ma che avevano caratteristiche “simili a quelle dei CEO” avevano più probabilità di finire al top.


Eppure le aziende oggi sono alla ricerca di più di una personalità di tipo A. Kaplan e Sorensen e notano che i candidati CEO con migliori capacità interpersonali hanno più probabilità di essere assunti. Un’altra nuova ricerca, condotta da accademici dell’Imperial College di Londra, della Cornell University e dell’Università di Harvard, analizza le lunghe descrizioni del lavoro che le aziende redigono quando lavorano con i cacciatori di teste per reclutare un nuovo leader. Le abilità cognitive, l’intuito operativo e la conoscenza finanziaria sono prerequisiti per il successo. Ma negli ultimi due decenni queste descrizioni hanno posto sempre più enfasi sulle abilità sociali – la capacità dei capi di coordinare e comunicare con più persone.


Perché queste abilità più morbide sono apprezzate?

La risposta, secondo Stephen Hansen dell’Imperial College, sta in parte nell’aumento dei lavoratori della conoscenza. Le aziende dipendono sempre di più da sviluppatori, scienziati di dati e manager informatici che sono abituati ad operare in modo indipendente. Gli amministratori delegati non diranno a questo tipo di lavoratori cosa fare; il loro compito è assicurarsi che le persone capiscano gli obiettivi dell’azienda e lavorino insieme in modo efficace. Di sicuro, il documento mostra che la domanda di queste abilità aumenta nelle aziende più grandi e ad alta intensità di informazione. Le abilità sociali contano di più quando i capi hanno bisogno di persuadere tanto quanto di istruire.


L’ambiente più ampio premia anche le competenze più morbide. I sondaggi di Edelman, una società di pubbliche relazioni, suggeriscono che la maggioranza dei clienti e degli impiegati fanno scelte su cosa comprare e dove lavorare basandosi sulle loro convinzioni. Gli amministratori delegati devono placare i politici, rispondere agli attivisti e smorzare le tempeste di fuoco dei social media. Aiuta se il capo si presenta come un membro relazionabile della società, non come un cattivo che abita un vulcano.


Non è ancora arrivato il momento di mettere fine al narcisismo vecchio stile.

Un altro studio, condotto da un quartetto di ricercatori della Stanford Graduate School of Business, ha intervistato 182 dirigenti sulla personalità dei loro capi d’azienda. Le risposte suggeriscono che ben il 18% dei capi sono considerati narcisisti dai loro stessi membri del consiglio, un tasso di prevalenza forse tre volte superiore a quello della popolazione generale americana. I ricercatori hanno anche scoperto che le aziende con amministratori delegati narcisisti tendono ad avere punteggi più alti per le loro politiche ambientali, sociali e di “governance“. Quale modo migliore per un egomaniaco di presentarsi come empatico che salva il pianeta?


Le richieste agli amministratori delegati sono una miscela sempre più strana. Essere più talentuoso degli altri nell’azienda, ma non dire loro cosa fare. Schiacciare la concorrenza mentre si emana empatia. Ascoltare carismaticamente. Essere simpaticamente aggressivi. Gli amministratori delegati sono sempre stati anormali. Il trucco ora è non mostrarlo.

Tratto da economist.com